È il resoconto finale di un angelo caduto, di un peccatore, di un fuorilegge, di un poeta, di un nuovo Icaro. Di qualcuno che ha creduto di essere dispensato da ogni morale; di uno di noi; di un’anima. Un’anima che si ritrova sconfitta, ingannata, catapultata negli inferi, o meglio, ancora più in là dell’inferno e si domanda il perché! Per affrontare la sua caduta dovrà ripercorrerla! Per affrontare questa nuova realtà non prevista, dovrà compiere cosi il resoconto del suo inferno.
Intercity Winter 2020
3*, 4 aprile ore 21
*selezionato PassTeatri
Dimitri Milopulos
in
UNA STAGIONE ALL’INFERNO
da Arthur Rimbaud
drammaturgia, luci, scene e regia di Dimitri Milopulos
assistente alla regia Giorgio Poli
responsabile tecnico Amedeo Borelli
sartoria Silvana Castaldi
organizzazione Franca Sisti
amministrazione Stefania Cuda
ufficio stampa Bruno Casini
in collaborazione con il Florence Queer Festival
Un tempo, se mi ricordo bene, la mia vita era un festino in cui tutti i cuori si aprivano, tutti i vini scorrevano.
Una sera ho preso la bellezza sulle mie ginocchia e l’ho trovata amara e l’ho insultata.
Sono fuggito.
Mi sono armato contro la giustizia.
Mi sono disteso nel fango.
La sventura è stata il mio Dio.
Ora sul punto di fare l’ultimo crac…
NOTE DI REGIA
Nota 1:
È il resoconto finale di un angelo caduto; di un peccatore; di un fuorilegge; di un nuovo Icaro; di un poeta; di uno che si è creduto dispensato da ogni morale; di uno di noi; di un’anima. Un’anima che si ritrova sconfitta, ingannata, catapultata negli inferi, o meglio, ancora più fuori ad un ulteriore inferno e si domanda il perché! Ripercorrerà di fronte a molti uomini la sua caduta per affrontarla! Per affrontare questa nuova realtà non prevista, compiendo cosi il resoconto del suo inferno: “dallo stesso deserto, la stessa notte, sempre i miei occhi stanchi si risvegliano”.
È il racconto di un’anima persa; una storia disperata alla quale nella sua opera Rimbaud non da soluzioni o assoluzioni; una storia di dannazione che è destinata solo a mostrarsi. Ma allo stesso tempo è anche una riflessione che il poeta, fa sulla sua opera cercando di tirare le somme e divenire consapevole del proprio viaggio artistico tra passato e futuro.
Nota 2:
Ormai siamo lontani dai “mitici” anni 60-70 nei quali i futuri gradi artisti nascevano trovando motivazione di espressione e forte ispirazione nei versi di Arthur Rimbaud. Basta pensare ai testi di Jim Morrison per capire quanto questa influenza è stata importante e quanto ha determinato lo sviluppo della poesia e della
scrittura stessa – ma anche della musica – negli ultimi decenni. Inoltre nella sua opera molti di noi hanno trovato conforto e spazio di liberta mentale durante la propria adolescenza. La sua vena artistica ha influenzato profondamente anche la sua vita che è stata strana, prepotente, spudorata e assai travagliata, vita tanto importante da influenzare prepotentemente a sua volta la sua stessa opera. Una stagione all’inferno è la prova di questo importante connubio tra vita e opera di questo grande artista che scelse di abbandonare la sua arte e poi anche la sua stessa vita perdendosi negli inferi dell’anima diventando così il poeta dannato per eccellenza.
Nota 3:
Una stagione all’inferno viene scritto da Rimbaud all’età di 19 anni, in un susseguirsi di tragici spostamenti tra Francia e Inghilterra, in una continua lotta con se stesso e con gli altri, in parlicolar modo con Verlaine. Io è un altro. Se l’ottone si sveglia tromba, non è affatto colpa sua. Il contrasto tra i due amanti/artisti/amici arriva a tale livello che Verlaine spara a Rimbaud (ferendolo soltanto). Rimbaud si isola nella sua casa materna a Roche dove finisce la stesura dell’opera che era destinata a diventare il poema maledetto di tutti i tempi, il simbolo poetico del poeta stesso e di una infinita generazione di poeti che hanno formato la vena poetica dell’ultimo secolo, ispirandosi a lui.
Una stagione all’inferno è un insieme di storie in prosa, ma una prosa che sconfina pericolosamente con la poesia, collegando in modo prepotente i due linguaggi. Allo stesso tempo la teatralità spicca sovrana e spinge l’opera verso una nuova dimensione.
Nota 4:
Per il testo dello spettacolo ho usato brani della “Stagione” ricomposti in una nuova drammaturgia per dare spazio teatrale alla storia o meglio alle storie che compongono l’opera originale, senza deformare l’opera poetica. Ho cercato di captare il senso della storia – così come arrivava nella mia mente e nel mio cuore – per filtrarlo attraverso me stesso cercando molte verità e tantissime bugie. Così com’è il nostro essere: deforme, bipolare e incerto. Ho “chiesto aiuto” anche ad altre opere di Rimbaud pescando tra poesie e lettere. Mi sono tagliato le ali…
D.M.
Biglietti
€ 15 intero
€ 12 ridotto
Riduzioni: soci Coop, Arci, ArciGay, Carta Feltrinelli