Questa nuova creazione cerca di individuare le forme della relazione tra performer, spazio e immaginazione, provando a condurre lo spettatore in un viaggio dentro la densità della materia e allo stesso tempo in un altrove percettivo e immaginativo.
Il corpo danzante si posiziona in uno spazio vuoto, percorribile, spazio che diventa intimo, mutevole, man mano che il corpo in continuo adattamento percorre un movimento labirintico e potente. Lo sguardo della danzatrice si apre all’immagine, un qualche altro luogo e riverbera nello score musicale dal vivo di Spartaco Cortesi.
La performer offre uno sguardo che cerca una iper realtà, coinvolgendo e portando i passeggeri/spettatori in un processo empatico fra reminiscenza e predizione. Nella scrittura coreografica emergono leggerezza, disorientamento, vitalità, carnalità, un corpo fragile e atletico che agisce cercando coordinate, mira all’evasione del proprio spirito, attraverso un linguaggio e una narrazione privata, femminile, che coinvolge lo spettatore.
A SEGUIRE
Una biglia determina punto per punto il proprio contatto rotolando giù per una scala di vetro. Come un peso inesorabilmente finisce la corsa del suo cadere in un punto, e non in un altro in cui pure potrebbe… accadere.
Così, tutte le vie d’azione infintamente libere e possibili, confluiscono improvvisamente sempre e soltanto in un punto, infinitesimo, appunto: il presente, un “tempo zero” di transizione, indivisibile. Il punto ideale in cui ogni libertà è azzerata nell’atto di compiersi tale, unica ed esattamente irripetibile nella realtà che si compone e si dissolve punto per punto nell’essere: gioco e sfida: danza che crea “immediatezza presente”.