Orchestrating Spaces è una ricerca di appartenenza nella storia e nello spazio.
Affrontando lo studio dell’identità contemporanea e dei suoi continui adattamenti
riferiti a confini geografici e culturali, l’attenzione si sposta sul concetto di abitare e
sul ruolo dello spazio, ci si chiede come esso influenza il movimento e viceversa.
Il primo luogo da abitare è il corpo, un confine che ci apre a tutti gli altri spazi
possibili, dal micro al macro in una stratificazione che arriva alle grandi questioni del
mondo in cui viviamo.
Il verbo abitare suggerisce abitudine, abito da indossare, suggerisce l’intimità della
casa che è il luogo che l’uomo costruiva con le proprie mani per non sentirsi perso.
Panimundu è una pratica coreografica dove spazialità, sensazioni, energie si modulano attraverso una serie di ripetizioni che divengono possibili solo con l’emergere di uno scarto rispetto all’attimo appena esauritosi.
Questo scarto, spesso minimo, segna una svolta, per quanto lieve, nelle relazioni tra le performer e con il pubblico. La prossimità tra le interpreti non diviene mai spettacolare (se non reazionario, di questi tempi) contatto-a-tutti-i-costi.
Partecipare a Panimundu è fare esperienza di un oggi intempestivo, di un tempo anticlimatico, senza quelle angosce o accelerazioni pandemiche alle quali la ricerca coreografica di Panimundu ha saputo resistere.